Vienna capitale della musica per il concerto inaugurale della stagione dei Concerti dell'Aula Magna della Sapienza di Roma
Il ciclo serale dei Concerti dell’Aula Magna della Sapienza per la IUC (Istituzione Universitaria dei Concerti) è iniziato martedì 16 ottobre con una formazione prestigiosa, l’Orchestra del Wiener Concert-Verein, fondata nel 1987 da alcuni membri dei Wiener Symphoniker. La sala dove normalmente si esibisce è quella tutta d’oro del Musikverein, dove si svolge il popolarissimo concerto di Capodanno visto dai telespettatori di tutto il mondo. Le musiche per questo concerto inaugurale sono un vero e proprio omaggio a Vienna, a lungo capitale della musica.
Leggerezza e decadenza
I più grandi musicisti della storia hanno avuto legami più o meno profondi con questa città, pertanto è complicato scegliere alcuni invece di altri. Il concerto odierno ha come filo conduttore la leggerezza ed il divertimento. E il Divertimento n.1 in re maggiore K 136 di Wolfgang Amadeus Mozart è il popolarissimo brano con cui inizia la serata. Quando compose quest’opera nel 1772 Mozart aveva solo 16 anni, e dopo tanti ascolti ancora ci sorprendiamo a considerare come sia perfetto nella sua apparente semplicità. In particolare il primo dei tre movimenti, Allegro, sembra composto per enfatizzare le possibili varietà sonore degli archi impegnati in un dialogo fitto ed elegante. Realmente un divertimento.
Il concerto prosegue con una cesura espressiva, l’Adagio dal quintetto in fa maggiore di Anton Bruckner. Verso la fine dell’ottocento una nuova estetica si fa strada in tutte le discipline, la lezione di Wagner condiziona la sensibilità e accelera il superamento delle regole. Questo brano di Bruckner è costituito dalla ripetizione di piccole parti, sempre variate che costruiscono però un insieme coerente ed emozionante. Forse nella versione per orchestra il gran numero dei violini rende il Quintetto un po’ squilibrato rispetto all'originale, ma la morbidezza ed eleganza del suono delle poche viole riscatta ogni dubbio e trascina nel clima decadente dell’epoca.
Čajkovskij non ha avuto rapporti diretti con Vienna, ma con la Serenata in do maggiore op. 48 si inserisce a pieno titolo nell'interpretazione del decadentismo fin de siecle della musica occidentale. L’opera è celeberrima, l’invenzione melodica è al solito immediata e familiare, il valzer del secondo movimento vede oscillare all'unisono le teste degli ascoltatori in platea fino ad arrivare al semplice tema russo del sereno finale.
Invito alla danza
La seconda parte del concerto è dedicata ad opere popolarissime, esempi della ricerca di un esotismo colto, radicato nel folklore, ma pienamente inserito nella cultura mitteleuropea: di Antonin Dvorak due Danze slave, la n. 3 op. 46 e la n. 2 op. 72. Di Johannes Brahms quattro tra le celebri Danze ungheresi. Come sempre capita questi lavori suscitano interesse e partecipazione, ma in questo caso lo splendido suono dei professori del Wiener Concert-Verein hanno più che entusiasmato il folto pubblico dell’Aula Magna che ha applaudito a lungo, ripagato con tre bis spumeggianti, tre polke di Johann Strauss Jr. che anticipano un po’ troppo presto il prossimo capodanno.